Torino, 10 novembre 2003 – Lo scorso 28 ottobre 2003, presso la Sede
di Via San Donato 55 a Torino, si è costituito il "Comitato No Euro -
Piemonte" che ha come scopo principale l'uscita dell'Italia dall'Euro
con qualsiasi metodo democratico. Per il raggiungimento del proprio
scopo principale il "Comitato No Euro - Piemonte" potrà attivare
qualsiasi iniziativa democratica, dalla predisposizione di liste
elettorali a tutti i livelli, all'attuazione di un Referendum
sull'argomento. Il "Comitato No Euro - Piemonte" è gestito da un
Ufficio di Presidenza composto da 5 membri con le seguenti funzioni: -
il Presidente, che rappresenta legalmente il "Comitato No Euro -
Piemonte"; - il Vice-presidente, che sostituisce il Presidente in caso
di suo impedimento; - il Tesoriere, che gestisce le finanze ed il
patrimonio del Comitato; l'Addetto Stampa, responsabile dei rapporti
con i media; il Responsabile Enti Locali, che segue i rappresentanti
istituzionali che aderiscono al Comitato. L'ufficio di Presidenza del
"Comitato No Euro - Piemonte" potrà istituire Comitati Provinciali e
Locali, qualora lo ritenga necessario per raggiungere gli obiettivi
prefissati, regolamentandone le funzioni anche in modo differenti l'un
l'altro. In un comunicato diffuso dal comitato si legge che: due anni
dopo l'introduzione forzata dell'Euro in Italia si stanno evidenziando
i tragici effetti per il tessuto sociale ed economico del nostro
paese. Per l'Italia possiamo parlare di Introduzione Forzata poiché il
nostro- paese è stato fra i pochissimi che ha adottato l'Euro senza un
adeguato Referendum e quindi senza la scelta popolare. Infatti negli
ultimi anni del secolo scorso siamo stati chiamati ad esprimerci su
una serie di quesiti referendari irrilevanti; quali la soppressione
dell'Albo dei Giornalisti, la separazione delle carriere giudiziarie,
o altri di ancor minor interesse. Al contrario altri paesi di alta
civiltà democratica e sociale (vedi Danimarca e Svezia) hanno posto
alla propria gente il quesito se accettare o meno un cambiamento di
monete con esiti ben noti. E' ormai sotto gli occhi di tutti, anche
dei più ostinati sostenitori dell'Euro, che dall'introduzione
dell'Euro i prezzi sono lievitati, il mercato sta rallentando
paurosamente, la competitività delle nostre aziende è via via scesa,
le prospettive occupazionali sono sempre più deboli. In pratica:
1- I costi delle nostre aziende sono rimasti invariati, anzi sono
aumentati; gli aumenti sono quindi la necessità delle aziende di
coprire i costi.
2 - l'Italia subisce l'invasione del proprio mercato da parte degli
altri paesi dell'area Euro (latte e derivati dalla Germania e
dall'Austria, prodotti da forno e ortofrutta dalla Spagna, cioccolato
dal Belgio, ecc.). Ciò grazie alla maggior competitività della materia
prima.
3 - Le multinazionali stanno chiudendo le proprie unità produttive in
Italia per migrare verso mercati dove il lavoro è più competitivo.
4 - Oggi la nostra classe politica non ha più gli strumenti per
rilanciare l'economia o per difendere il nostro mercato dagli stessi
partner europei (mai come oggi si renderebbe necessaria una
svalutazione di una moneta italiana)
In conclusione il grande errore commesso dalla classe politica
italiana è stato quello di aderire sin dall'inizio all'Euro
rinunciando quindi ad un arma fondamentale per il nostro paese: la
gestione della moneta. Per questo motivo oggi nasce il Comitato "No
Euro" che intende portare gli italiani ad esprimersi sull'opportunità
di uscire dall'Euro e per far ciò si dovrà creare un movimento
d'opinione che permetta di modificare le regole Costituzionali in
materia di Referendum economici, ed è per questo che, come strumenti
democratici, il Comitato No Euro prevede anche la presentazione di
liste e l'apertura a rappresentanze istituzionali per creare una forza
d'opinione a tutti i livelli, assolutamente non schierata con i due
Poli.
Infolink: www.noeuro.it
□ |