Le proposte che sono state avanzate, sia dai politici che dagli
opinionisti in questi giorni, come risposta agli attacchi islamici, dà
la misura della mancanza di comprensione realistica che imperversa in
Italia (e in Europa). Provo ad esporre qui, nel modo più semplice, che
è poi quello della logica, quale è di fatto la situazione. Prima di
tutto l’assoluta incapacità di mettersi “dal punto di vista del
nemico”. Una incapacità dettata dalla smisurata presunzione che
affligge il mondo italiano da quando ha fatto propria la presunzione
dell’unione europea che i nostri “valori” siano, non soltanto i
migliori in assoluto, ma anche corrispondenti alle azioni reali. Per
dirla in altri termini: gli uomini e i popoli sono ritenuti in massima
parte buoni, onesti, generosi, amanti gli uni degli altri, plasmabili
da coloro che governano come argilla sotto le mani dell’artista.
Questa presunzione fa sì che “gli altri” vengano assunti, inglobati
di diritto nei nostri presupposti, respingendo come eccezioni
momentanee e disumane quelli che non vi si conformano.
Avendo negato il nome di “guerra” alla strategia terroristica
islamica, si è persa per prima cosa l’intelligenza bellica così che le
proposte avanzate in questi giorni vanno puntualmente là dove la
guerra islamica vuole che vadano, in quanto ne prevedono le reazioni.
Carlo Pelanda ritiene che sia ottima soluzione “far entrare”
nell’Unione Europea i paesi musulmani del Nord Africa - Algeria,
Tunisia, Marocco - sottraendoli così alla propaganda fondamentalista
e “integrandoli” nel nostro mondo. Cosa si potevano aspettare di
meglio i quattro o cinque grandi strateghi che insieme a Bin Laden
dirigono la conquista dell’Europa, che non dover più finanziare
faticosamente come fanno da molti anni, l’ingresso clandestino del
maggior numero di musulmani?
L’altra proposta, avanzata dal Ministro Frattini, è
quella di “far entrare” al più presto la Turchia nell’Unione, mentre
fino ad oggi c’era stata qualche perplessità su questa decisione. E’
così difficile capire che gli attacchi terroristici si prefiggevano
proprio questo scopo: dare l’ultima spinta? Naturalmente i politici
si affannano a precisare che il governo della Turchia è un governo
democratico, che si tratta di uno “Stato” organizzato all’europea. Con
il solito presupposto che contraddistingue i nostri governanti: quello
di non tenere nel minimo conto i popoli (abituati come sono alla
passività dei propri sudditi cullati dalla delega rappresentativa),
si dimenticano che nulla è più estraneo agli islamici che il concetto
di “Stato”, facilmente quindi spazzato via dall’obbedienza religiosa;
e che comunque i soliti strateghi avranno ottenuto che quasi settanta
milioni di musulmani (i quali si raddoppiano ogni venticinque anni:
nel 1964 non arrivavano a trenta) si troveranno beatamente a popolare
l’Europa.
Si vogliono convincere i nostri politici che non abbiamo a che
fare con degli imbecilli o con dei pazzi, ma con gente
determinatissima, che si è preparata per molti anni a saggiare la
nostra di “imbecillità”, con l’invio disarmato del maggior numero di
occupanti, dato che i loro “cittadini” sono i credenti, senza alcun
altro connotato né politico, né geografico, né linguistico.
L’appartenenza religiosa li accomuna in qualsiasi parte del mondo si
trovino ed è per questo che la direzione strategica si svolge su due
sole direttrici: popolare il territorio dell’Europa e lanciare, con i
singoli attacchi bellici nelle diverse parti del mondo, il messaggio
di guerra e di vittoria a tutti i musulmani. Il crollo delle
Torri Gemelle è stata la vittoria sul Paese più potente del mondo agli
occhi di coloro che noi, abbrutiti dal valore del denaro, compatiamo
perché camminano senza scarpe. Ma se per noi non valgono più, per loro
le Termopili esistono e valgono.
C’è, infine, il problema più doloroso: quello degli Ebrei.
Laddove aumenta il numero dei musulmani, non può non ravvivarsi
l’antisemitismo, soprattutto se, come accade nel progetto
sudorientalista dell’Unione Europea, si guarda al mondo islamico come
interlocutore privilegiato.
Non possiamo soffermarci qui in poche righe sui motivi che
hanno condotto a questa situazione. Sarà però forse sufficiente
alludere almeno all’antiamericanismo che cova da lungo tempo in molti
Paesi europei, addossando all’America la sconfitta del comunismo, un
comunismo tanto più vagheggiato oggi in quanto lo si pensa soltanto
nei suoi aspetti teorici ideali. Così pure non si può non alludere
alla drammatica crisi del cristianesimo, sempre più ridotto alle opere
di bene, alla ripetizione di preghiere orientali come il rosario
(dimenticando il “non accumulate parole” dei Vangeli), privo della
straordinaria forza di libertà e responsabilità personale cui Gesù
aveva affidato la salvezza degli uomini nella storia. □
The Risks
of Opening the Door
to Islam
by Ida Magli
il Giornale
|
2003 November, 17th
translated
by Annalisa Volpe |
The
proposal that both politicians and columnists have lately put forward
as an answer to Islamic attacks give the full measure of the lack of
realistic understanding which lies in Italy (and in Europe). I will
try to expose here, in the simplest way which is that of logic, what
the situation actually is.
First of all the absolute incapability to place oneself "from the
enemy's point of view". An incapability dictated by the boundless
presumption which torments the Italian culture, since it has married
the EU one, that our "values" are, not only the absolute best, but
they also correspond to the real actions. To put it in other words, as
a general role men and peoples are considered good, honest, generous,
loving one another, mouldable by those who rule as plastic clay in the
artist's hands. As a consequence of this presumption, "the others" are
"absorbed", englobed by right into our assumptions, pushing back as
temporary and inhuman exceptions all those who do not comply witht
hem. Having denied the name of "war" to the Islamic terroristic
strategy, as first thing the knowledge of the war has been lost, so
that the proposals put forward these days punctually go just where
this Islamic war wants them to go, because they can foresee the
reactions.
Carlo Pelanda believes that it is a very good solution to "let" the
muslim North-African countries - Algeria, Tunisia, Morocco - into the
european union taking them away from the fundamentalist propaganda and
"integrating" them into our world.
What else could Bin Laden together with his four or five great
strategists who lead the conquest of Europe expect other than not
having to laboriously finance the clandestine entrance of the highest
number of muslims, as they have been doing for many years?
The
other proposal, advanced by our foreigner minister Frattini, is "to
let" Turkey into the european union while so far there had been some
uncertainties about this decision.
It
is so difficult to understand that the terroristic attacks just aimed
at achieving this goal, to give the last push?
Obviously politicians busy themselves to specify that the Turkish
government is a democratic one, that it is "State" organized in a
European way. With the usual assumption that characterizes our rules:
that of not considering in the least the peoples (used as they are to
the passivity of their subjects cradled by the representative
delegation); they forget that nothing is more extraneous to the
Islamics than the concept of "State"; easily swept away by religious
obedience; our strategists will have obtained as well that almost 70
million muslims (who double every 25 years, in 1964 they did not reach
30 million) will blessedly populate Europe.
Our
politicians have to realize that we are not dealing with some imbecile
or mad people, but with very determined ones, who have been trained
for years to rest our own "foolishment", sending the highest number of
unarmed occupants, since their "citizens" are the believers, without
any other characteristic, neither political, nor geographical nor
linguistic. The religious creed joins them in whatever part of the
world they live and that is why the strategic direction goes along two
and only two directions: to populate the European territory and to
launch the message of war and victory to every muslim, through the
single war attacks in the different parts of the world.
The
collapse of the Twin Towers has been the victory over the most
powerful country in the world in the eyes of those that we, deviated
by the money value, are sorry for just because they go barefoot. If we
do not consider the Termopili still existing, that they do.
Finally there lies the most painful problem: the jews. Wherever the
number of muslims rises, antisemitism can only enliven, above all if,
as it happens in the south-orientalist project of the EU, one looks at
the islamic world as a privileged interlocutor.
We
can not dwell upon the reasons which have led to this situation in a
few lines.
It
will probably be enough to hint at least at the anti-americanism which
has lawn for a long time in many European countries and which
considers America responsible for the defeat of communism; a communism
much more longed for today as it is considered only in its ideal
theoretical aspects. Just as well we can't but refer the dramatic
crisis of Cristianity, more and more reduced to the good deeds, to
the repetition of oriental prayers like the rosary (forgeting the "do
not accumulate words" of the Gospels) lacking the extraordinary
strenght of freedom, and personal responsibility to which Jesus had
entrusted the salvation of mankind in history.
□
|
|