Piero Ostellino ha notato sul Corriere della
Sera del 24 Agosto lo "Strano caso degli inni all'Arena". Si riferiva al
fatto che sono stati suonati l'Inno Tedesco e l'Inno Italiano alla
rappresentazione della Carmen, luogo del tutto informale dal punto
di vista politico e dove mancava la controparte del Cancelliere Schröder,
ossia il Presidente del Consiglio Italiano. Ma il caso degli Inni non è
tanto "strano", quanto estremamente eloquente e pericoloso.
C'è da molti anni un fattore sottinteso, in
qualsiasi avvenimento politico di cui tutti, politici e giornalisti,
tacciono in Italia come negli altri paesi dell'Unione europea: è appunto
il fattore "Unione". Un'unione talmente informe e pasticciata a livello delle istituzioni che
ancora nessuno osa chiarirne i nodi politici essenziali, malgrado siano
giunti ormai fino allo strano caso degli Inni di cui parla Ostellino. Il
dissidio fra Germania e Italia era nato, come è noto, al momento
dell'assunzione della presidenza italiana dell'Unione nelle vesti del capo
del governo, Berlusconi. Prescindiamo dal fatto che il suo nome fosse
Silvio Berlusconi, anche se le sinistre, nel loro disfattismo nei
confronti della nazione italiana, non si riferiscono ad altro. Il problema
che è venuto alla luce è che il compito politico del presidente
dell'Unione non è mai stato precisato per il semplice motivo che questa è
la prassi seguita costantemente da coloro che hanno progettato l'Unione.
Non codificare nulla, non far sapere nulla, serve a tenere nascosta
il più a lungo possibile l'unica verità: il potere appartiene alla Germania.
La Francia la coadiuva in cambio di una maggiore autorevolezza politica
e di enormi benefici economici in confronto ad altri Paesi.
E l'Italia? Ovvio: come sempre nei duemila anni della
nostra storia i politici italiani
sono stati collocati nei punti di snodo più delicati in modo da coprire,
con la loro duttilità di compromesso, i veri problemi del potere, mentre
decantavano, con il sorriso pacioso e beneaugurante di Prodi, l'operazione di
esproprio dei cittadini coniando l'euro. Con questa stessa strategia si è
pensato di utilizzare il semestre di presidenza italiana per far digerire
ai popoli i problemi politici più gravi: la firma della Costituzione messa
a punto dalla Francia (sempre insieme alla comoda mollezza dei
rappresentanti italiani) e finalmente scoprire le carte di chi sarà a
governare: la Germania.
L'incidente dell'aggressione verbale nella seduta
del Parlamento europeo al presidente italiano di turno dell'Unione da
parte di un parlamentare tedesco, avrebbe dovuto essere gestito, se
nell'Unione esistesse uno straccio di politica istituzionale, dallo stesso
Parlamento europeo e dal suo presidente. Ma siccome il Parlamento europeo
usurpa il nome di "parlamento", in quanto non possiede nessun potere né
legislativo né esecutivo, ed è stato creato al solo scopo di ingannare i
cittadini, ci si è ritrovati a livello di dissenso fra "nazioni": Germania
e Italia. E' stato allora, però, che Berlusconi ha
sbagliato, accettando la logica "fra nazioni" per conservare il silenzio
sulla vacuità del Parlamento europeo; e al tempo stesso accettando, con la
presenza all'Arena di Prodi, capo del governo dell'Unione, la presunta
logica istituzionale europea.
Perché, dunque, è stato suonato l'Inno Tedesco
a sottolineare solennemente la presenza del Cancelliere e l'Inno Italiano,
mentre mancavano i governanti italiani? Perché è la Germania che dirige
l'Europa, mi permetta di dirlo un fine commentatore come Ostellino, quale
che sia la nazionalità, italiana o meno, del capo della Commissione europea
e del Presidente di turno, dato che sarebbe stato comunque suonato l'Inno
dell'Unione che è tedesco (Schiller e Beethoven). Perfino scegliere la
Carmen, quasi la sola opera lirica scritta da un
francese, a rappresentare l'opera lirica in Italia, in quell'Italia che l'ha creata e
resa famosa con l'apporto dei più grandi geni musicali,
testimonia la funzione "di servizio" che ci è stata assegnata. La stessa
assegnata a Prodi, cui i politici italiani si piegano con il meschino
compiacimento assunto da secoli a loro virtù abituale.
Bisogna però anche dire che Berlusconi è stato mal
consigliato nel trovare una giustificazione poco attendibile alla sua
assenza: l'eventualità di possibili voci di dissenso nei suoi confronti
non può e non deve impedirgli di ricordarsi che la maggioranza degli
Italiani che l'ha votato è anche capace di coprire i fischi con gli
applausi e vorrebbe finalmente essere autorizzata a farlo.
Berlusconi doveva perciò fare una cosa semplice e chiara: andare
all'Arena, impedire a Prodi in quanto capo del governo europeo di essere
presente e non far suonare nessun inno.