Editoriali


 

Divorzio e Libertà

 

di Giordano Bruno Guerri
il Giornale  |  24 Ottobre 2003

 

Di certo, nascosto da qualche parte, qualcuno si sta beando che in Parlamento non sia passata la proposta di ridurre da tre a uno gli anni di separazione prima di accedere al divorzio. Non vedo cosa ci sia da bearsi e non ne faccio neppure una questione di maggioranza o minoranza, destra o sinistra. La proposta – oltretutto limitata a chi non ha figli minorenni – era una correttissima manifestazione di civiltà con la quale si aumentava la libertà a disposizione del cittadino: vi siete separati perché il matrimonio andava male? Volete divorziare a tutti gli effetti dopo un lungo anno di “riflessione”? Fatelo.
Non si capisce perché lo Stato (o peggio alcuni parlamentari nascosti dietro il voto segreto) si debba impicciare – a legge sul divorzio ormai rodatissima  - nell’imporre un’attesa di tre anni che non serve a nessuno e che al più può provocare lentezze, fastidi, e di certo l’impressione di avere sul collo leggi restrittive, inutili, vessatorie.
Il Parlamento – maggioranza, opposizione e ondivaghi branchi di franchi tiratori – dovrebbero capire, specialmente in casi come questi, che il loro compito è sì fornire norme e leggi per il vivere civile, ma badando soprattutto al bene supremo, ovvero garantire il massimo di libertà ai cittadini: anche dallo Stato.
Ricevuto il doveroso diritto a questa libertà, il cittadino farà quel che gli sembra meglio per la sua vita, senza essere avviluppato da divieti o obblighi - nati da menti censorie e oppressive - tanto più insopportabili in casi così intimi come quelli che riguardano la vita privata e familiare. Faccio un esempio personale, a maggiore testimonianza. Mi sono sposato quasi una ventina di anni fa (con un’italiana) negli Stati Uniti proprio per non subire le nostre leggi sulla famiglia, allora tanto più vessatorie di quelle di oggi; dopo cinque anni è avvenuta la separazione, consensualissima e che dura tuttora senza che il divorzio sia mai stato chiesto, né dopo uno né dopo tre anni. Che vuol dire questo? Libertà, nient’altro che libertà, alla faccia di chi, seduto in Parlamento e magari nascondendosi dietro al dito del voto segreto, la vuole limitare a tutti senza beneficio per nessuno. □

 

 

 

 

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