Un Papa amato come nessun altro da tutto il mondo e che pure, oggi, non si
riesce più a comprendere dove voglia condurre i cristiani, i quali lo
ascoltano smarriti, dubbiosi; frastornati dall'eccesso di strana compagnia
nella quale si trovano mescolati come se essere cristiani o non esserlo
fosse ormai un particolare irrilevante. Già da tempo i più pensosi dei
fedeli, quelli che coltivano come Gesù stesso ha insegnato non nelle
piazze ma "nel segreto del proprio cuore" il colloquio d'amore con Gesù,
vorrebbero poter dire al Papa, senza i soliti applausi adulatori:
ricordati che ci hai detto di "corrigerti" quando crediamo che tu possa
sbagliarti. Te lo diciamo con tutto il rispetto e la fiducia che riponiamo
in chi per prima cosa rappresenta il cristianesimo, non tutte le
religioni, i fedeli in Cristo, non tutti gli uomini.
E' contro la storia e contro l'intelligenza, contro il sistema logico
dell'uomo tentare di ricondurre ad Abramo, ad una religione nata ottomila
anni fa presso dei pastori nomadi orientali, la religione scaturita delle
parole di Gesù di Nazaret ben seimila anni dopo e sviluppatasi soltanto
perché trasferita nel mondo romano, in una civiltà, in un popolo
totalmente diverso da quello orientale. Gesù è stato ucciso a Gerusalemme
appena a tre anni di distanza dalla sua predicazione e se i suoi discepoli
non avessero immediatamente abbandonato il loro luogo d'origine, del
messaggio di Gesù non sarebbe rimasto nulla. La frattura con la mentalità,
il costume orientale (prescindendo dai fattori teologici ancora più gravi)
non era componibile perché le religioni crescono e si sviluppano
nell'ambito psicologico, sociale e culturale di un determinato popolo e
non vi sono, non possono esservi estranee. Se, tanto per fare un solo
esempio, Gesù dice: "Le vostre parole siano sì, sì, no, no" è perché si
trova a vivere in mezzo ad un gruppo in cui vige il costume opposto, ossia
quello dell'ambiguità, dell'incertezza del dire.
Oggi, dunque, lo sforzo per cancellare al massimo le diversità, anche se
perseguito con l'intento di eliminare lotte e dissidi, è contro la verità
e contro la storia, riducendo i cristiani a rinunciare a ciò che di
meglio possiedono: la consapevolezza che il messaggio di Gesù ha dato loro
di essere inseriti nel divenire della storia, in un tempo di
responsabilità personale nel quale ogni individuo, se crede, è capace di
amare l'altro perché non gli somiglia, perché l'amore lascia che
l'altro sia se stesso rimanendo altro. Affermare che le religioni non sono
e non possono essere causa di dissidio, è forse bello e tranquillizzante,
ma toglie all'uomo la capacità di giudizio, la gioia entusiasmante del
pensiero logico. Questo fa parte della struttura della personalità e non
si può fingere, senza menzogna e senza deprivazione, che la religione non
la sostanzi.
E' questo che i fedeli vorrebbero chiedere ad un Papa che pure ammirano
tanto: "Dì qualcosa a noi, che non possiamo non credere in Gesù, che non
vogliamo tradire Gesù, mentre se tutti ti applaudono, significa appunto
che è Gesù che viene tradito".
Il cristianesimo è in grave rischio così come è in grave rischio la
civiltà dell'Europa d'Occidente. Non è venendo meno alla verità, non
soltanto quella religiosa, ma anche, come è chiaro, a quella storica,
psicologica, culturale, che la si può salvare. L'Italia, poi, il
particolarissimo genio italiano saranno i primi ad essere travolti. Lo si
vuol capire oppure no che nell'islamismo sono vietate le
"rappresentazioni" e, dunque, che nulla dell'arte italiana, pittorica,
scultorea, musicale avrebbe mai potuto svilupparsi così come si è
sviluppata? Lo si vuol capire che, come sono stati distrutti i Buddha,
così verrebbero distrutti i Giotto, i Raffaello, i Leonardo? Cosa mai
faranno gli Italiani se non potranno esprimersi in arte, in musica, in pittura,
in tutta quella esplosione di creatività che ha permesso loro di mantenere
viva l'Italia malgrado le invasioni, le oppressioni, ivi incluse quelle
dello Stato Pontificio?
Gli Italiani, credenti e non credenti, hanno ormai il senso (la sicurezza)
di essere odiati da tutti i loro governanti, laici ed ecclesiastici, i
quali si affannano a togliere loro identità, sovranità, lingua, arte,
fede, impedendogli anche in tutti i modi di esprimere questo ben fondato
timore perché ormai qualsiasi parola è proibita tanto quanto era proibita
la bestemmia, qualsiasi libertà di giudizio è proibita se non "appartiene"
a qualche partito, avallata da qualche sindacato, benedetta dal Papa. Ma
il "pensare" non può ancora a lungo essere messo a tacere. Noi non
vogliamo recitare rosari, ma affermare la nostra verità, il nostro amore
per l'Italia e la sua storia. Vogliamo dire anche noi: "Sì, si', no, no".