E’ proprio
necessaria una Costituzione? Molti studiosi sono convinti, e ne
discutono apertamente, che l’idea stessa di “Costituzione” sia oggi da
considerarsi superata. Senza dilungarsi qui sui motivi di carattere
storico, filosofico, giuridico, politico (anche se di grandissimo
interesse), di questo dibattito, ci sono alcuni aspetti più concreti
sui quali non è possibile sorvolare nel momento in cui i nostri
politici mettono mano ad una riforma della Costituzione italiana. Il
primo è evidente: il peso ideologico del momento in cui è stata
formulata. Un peso gravissimo e che appare in quell’articolo 1 in cui
si afferma che “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul
lavoro”. Certamente i cattolici avranno inghiottito amaro di fronte a
qualcosa di trascendente che non è Dio. Ma è come uomini, credenti e
non credenti, che questa formulazione è inaccettabile. L’essenza
dell’uomo è il lavoro? Nessuno, né operaio, né contadino, né ricco, né
povero, né colto, né analfabeta pensa che il lavoro lo domini, lo
crei, lo “fondi”; insomma che sia di più dell’uomo stesso. La
trascendenza, o è una divinità, oppure bisogna lasciarla alla natura
stessa dell’uomo.
Dunque,
chiediamo una cosa semplicissima: si tolga dall’articolo 1 quell’aggiunta
che offende l’uomo nel suo stesso essere. “L’Italia è una Repubblica
democratica” è una formula giusta e autosufficiente.
C’è poi un
altro aspetto (molto discusso fra filosofi non soltanto in Italia) che
colpisce chiunque guardi ad una Costituzione dopo molto tempo dalla
sua attuazione. Quali cose non ha garantito, malgrado le affermazioni
di principio che avrebbe dovuto rispettare? Nel metodo dello
scienziato lo studio dei risultati concreti di una teoria è prassi
indispensabile, ma sarebbe doveroso anche da parte dei politici fare
un bilancio di questo genere nei confronti della Costituzione.
Vedrebbero, allora, quello che appare evidente agli occhi dei
cittadini, e che pesa gravemente sulle loro spalle. Ossia che nella
Costituzione italiana esistono due campi nei quali i cittadini non
possiedono alcun potere e che, proprio attraverso quei campi, essi si
trovano a vivere in una situazione politica ed economica del tutto
diversa da quella assicurata dalla Costituzione stessa. Si tratta
della politica estera e di quella fiscale.
Chi avrebbe
mai potuto immaginare, leggendo la Costituzione italiana che gli
Italiani sarebbero stati obbligati ad obbedire a leggi formulate da
un altro governo, da un altro parlamento, a dover pagare i tributi
fissati da istituzioni non italiane, a dover omaggiare un’altra
bandiera, a dover rinunciare all’indipendenza monetaria ed economica,
infine a buona parte della propria sovranità? Eppure è successo; e la
Corte Costituzionale non ha mai eccepito in alcun modo alle decisioni
prese in proposito da nessuno dei governi che si sono succeduti in
questi anni. Infatti, tutto quello che riguarda l’Unione Europea è
stato sviluppato sotto l’egida della “politica estera” sulla quale i
cittadini non hanno diritto di interferire.
Per gli
Italiani infatti, in base all’articolo 75 non è ammesso neanche un
referendum, così come è avvenuto e avviene per gli altri paesi
europei.
Non si può
lasciare inalterata una Costituzione che permette simili
trasformazioni della realtà politica dei cittadini che vi si affidano,
perché, come è evidente, se si concede ai governanti un campo nel
quale sono del tutto liberi, attraverso quel campo passerà qualsiasi
cosa. Tanto più che il potere, l’accrescimento del potere, è lo scopo
primario di ogni governante (senza molte differenze fra monarchie,
dittature, repubbliche) e questo lo si ottiene sempre estendendolo ad
altri paesi, ad altre popolazioni, insomma con la politica estera;
oppure con la guerra, che è appunto una forma assoluta di politica
estera.
Gli Italiani
chiedono, dunque, che siano queste le riforme della Costituzione da
prendere in considerazione da parte del governo, perché sono queste le
uniche che li riguardano davvero. Tutto il resto può darsi che sia
utile, ma non incide sulla cosa principale: la loro dignità di uomini
nell’articolo 1 e il loro diritto di cittadini nell’articolo 75 che
non ammette referendum per le leggi tributarie e di bilancio e di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali. □ |