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Contagio islamico
del cattolicesimo
nel Medioevo
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di Ida Magli
ItalianiLiberi
| 4
Maggio 2003 |
In questi giorni ci
sono state proposte numerose immagini delle torture e delle pene
giudiziarie in uso nell'Irak di Saddam, accompagnate dall’indignazione
e dall’orrore dei giornalisti e dei commentatori. Non sarà inutile,
però, una volta condivisa l’indignazione e l’orrore, una riflessione
in profondità sul nostro passato e sull’epoca che stiamo vivendo. Una
riflessione che soprattutto per noi Italiani, al centro di forze
politiche e religiose che ci tirano verso l’Oriente, si pone come
indispensabile per guardare in faccia il futuro che ci attende.
Ci sono state mostrate,
dunque, orecchie tagliate, mani e lingue mozzate, fustigazioni a morte,
gabbie di ferro da esporre su pali con dentro il condannato a morte...
Ebbene non bisogna andare molto lontano per ritrovare torture e condanne
simili in Spagna, in Francia, in Italia dal 1300 fino in pratica alla
rivoluzione francese, ossia alla separazione del diritto civile da quello
religioso. L’informazione storica su questo aspetto della vita giuridica è
stata sempre scarsa, confinata o a racconti sulla stregoneria, come se
fossero eccezionali, o a riviste specialistiche di criminologia e di
medicina, per quella specie di ripugnanza con la quale si guarda al peggio
del proprio passato. Le riviste di medicina sono quasi le uniche ad
occuparsene nei particolari perché molte pratiche del carnefice sono state
degli antecedenti utili della chirurgia terapeutica e di quella plastica,
come pure delle discipline medico-legali. Era il carnefice, infatti, che
una volta tagliato un naso, un orecchio, una lingua, una mano, provava,
dietro compenso del condannato, a riattaccarli imparando così che era bene
fare un taglio netto e bloccare le emorragie ricucendovi sopra la pelle
(per questo una fama dispregiativa ha accompagnato i chirurghi per molto
tempo). Ma sarebbe utile che fossero gli storici di professione a studiare
le cronache giudiziarie, come pure quelle delle Confraternite della buona
morte, per trovare abbondanti anche se atroci notizie in proposito, come
fecero già nel 1751 gli stampatori veneti Pinelli pubblicando un volume
intitolato "Leggi criminali del Serenissimo Dominio Veneto". Molti degli
strumenti di tortura in uso in Italia, invece, ivi inclusa una gabbia di
ferro, simile a quella mostrataci dell'Irak che è stata rinvenuta negli
scavi di un castello a Milazzo, possono essere studiati nel Museo
Criminale di Roma.
Il motivo per il quale mi
sono soffermata su questo argomento è molto importante: dietro a questo
tipo di condanne c’è un atteggiamento nei confronti della punizione di una
colpa che è tipico dell’oriente arabo, egiziano, semitico. La punizione
viene "inscritta sul corpo", segno indelebile, proporzionale al delitto,
visibile da tutti. E’ quella che ci siamo abituati a chiamare legge del
taglione (da talis, ossia tale quale la colpa). La prova
fondamentale di questo atteggiamento è la circoncisione, il taglio del
prepuzio, che appunto è presente già negli Arabi preislamici e in seguito
islamici, nell’Antico Egitto e presso gli Ebrei, i quali forse l'hanno
assunto dall'Egitto. Una mutilazione, dunque, che testimonia una
differenza fondamentale fra le culture arabe, semitiche, e quelle
occidentali, greche e romane. Nel mondo romano il segno sul corpo non è
pensabile perché esiste soltanto il pensiero simbolico, contraddistinto
dalla parola, dalla forza della parola e della volontà. Per questo, perché
è romano, il cristianesimo si fonda sulla parola: il battesimo non si
vede.
Come mai, dunque, la legge
del taglione si ritrova, durante il secondo medioevo, in Spagna, in
Francia, in Italia? E’ stata la lunga dominazione musulmana in Spagna e in
Sicilia. oltre alle scorrerie nel Mediterraneo fino a Venezia, a lasciare
una profondissima traccia nel costume cattolico. Gli Spagnoli,
soprattutto, attraverso gli Ordini domenicano e gesuita, con
l’Inquisizione, le Università e le scuole teologiche nelle loro mani, e
attraverso il dominio politico, hanno influito tragicamente sulla storia
italiana e sulla persecuzione ebraica in quanto è stato per secoli
ascritto agli Ebrei, e non ai musulmani, ogni riferimento negativo all’
Antico Testamento, ivi inclusa la legge del taglione.
Stiamo attenti, dunque,
oggi a non farci risucchiare nuovamente in un cristianesimo islamizzante.
Se non tenessero gli occhi chiusi, giornalisti, politici, turisti,
missionari, avrebbero visto in buona parte dei paesi musulmani, sia in
Medio Oriente che in Africa, quello che sembrano aver scoperto a carico di
Saddam. Le mutilazioni sono fatte apposta per essere viste.
Ida Magli |