Editoriale  

 


 

L'Europa e la silenziosa erezione
della statua da abbattere

 

 
di Ida Magli
Italiani Liberi | 10 Aprile 2003

Ieri, 9 Aprile 2003, l'europarlamento ha deciso l'ingresso di 10 nuovi paesi nell'Unione Europea, e la notizia è stata fornita con un comunicato di 15 secondi nel corso di un telegiornale che per tutta la giornata si era appassionatamente occupato della caduta di Bagdad e delle incognite sul futuro del popolo irakeno.

La voluta, consapevole, dittatoriale imposizione ai popoli di Europa, e in particolare agli Italiani, dell'enorme Stato sovranazionale di cui nessuno sa in che modo potrà essere governato, prosegue dunque nel silenzio e nel più plateale sotterfugio, quale, appunto, quello di prendere decisioni macroscopiche nei giorni nei quali è ancora da ridisegnare l'assetto del mondo. Del piccolo, risicatissimo dibattito che si è svolto nel Parlamento Europeo a proposito della distribuzione delle spese, agli Italiani non è giunta neanche una voce, tanta è la volontà dei governanti di sottrarre i sudditi a qualsiasi dubbio, alla più piccola perplessità. Dieci nuovi paesi, quasi tutti dell'Est e usciti tutti dalla dittatura marxista, poveri e decisi a farsi aiutare dal cieco e ottuso Occidente che non sa più neanche cosa sia la libertà. Il tradimento dei governanti verso gli Italiani appare così facile da assumere lineamenti grotteschi. In questi stessi giorni, infatti, mentre la disgregazione dell'Italia come nazione sovrana prosegue nel mostruoso Superstato europeo, Bossi ha ottenuto l'ennesima riforma del federalismo regionale, tirando perciò nel senso inverso il tessuto nazionale, mentre alcuni parlamentari, cosiddetti cattolici, si vantavano di aver aggiunto al testo predisposto da Bossi una clausola "salvapatria". Salvapatria osano chiamarla!, senza che nessuno, e tanto meno Bossi, abbia cambiato il comma fondamentale dell'articolo, quello varato dal governo Amato poche ore prima di dimettersi, in cui si subordina la capacità legislativa sia dello Stato centrale che delle Regioni, al diritto comunitario europeo. Allora quella riforma fu sottoposta a referendum (e gli Italiani non furono informati di questo dato fondamentale) con un abuso costituzionale dato che l'articolo riguardante la politica estera non poteva essere oggetto di referendum. Adesso si aggiunge a questa proditoria condotta verso i cittadini, anche una vena grottesca visto che, nella futura Costituzione Europea è stato inserito diritto di ogni Stato di ritirarsi nel momento in cui lo volesse. Naturalmente nessuno Stato, tranne quello italiano, ha mai dichiarato la propria dipendenza sancendola nella Costituzione, per cui la possibilità di uscire dall'Unione sarà inutile proprio per gli Italiani.

Possibile che gli Italiani siano stati governati per duemila anni da nemici della loro libertà e che si ritrovino ancora una volta in queste condizioni? Nessun uomo politico, nessun giornalista ha il più piccolo sussulto di vergogna nell'ingannare così un popolo che ha già tanto sofferto per riuscire ad appartenere ad una Nazione? Possibile che nessuno si accorga dell'operazione fascistico-comunista che si compie propagandando come unico bene l'Unione Europea al punto da inculcarlo nella scuola di Stato, pagata dai cittadini? Scuotiamoci, cari Italiani: il totalitarismo, mentre guardiamo crollare la statua di Saddam, è già tragicamente radicato da noi.

Nello scrivere quanto scrivo, battendomi per la libertà dell'Italia contro la volontà di tutti i potenti, mi sono di sprone e di conforto queste parole di Giacomo Leopardi, che consegno a tutti gli Italiani affinché anch'essi si ricordino quale abisso vi sia, e vi sia sempre stato, fra gli Italiani e coloro che li hanno sempre governati: "O Italiani,, io non temerò mai scrivendo il vero e scrivendo come potrò per voi, né l'odio di chicchessia né il potere o la fama di chicchessia". (Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica, 1818, a Recanati, suddito dello Stato Pontificio)

 

 

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