ItalianiLiberi, 8 Dicembre 2000

Da "Il Giornale" del 7 Dicembre 2000

Quei governanti che vogliono
sostituirsi a Dio

Di IDA MAGLI

 

 

L’inno alla compattezza di maggioranza e opposizione, nel sostenere la Carta dei diritti che si vuol emanare come base dell’Unione Europea, fa paura. L’eccezione di Bertinotti, purtroppo, pur ammirevole per la sua ingenua coerenza, non cambia per nulla la gravità di quello che si sta preparando contro i cittadini italiani, e di tutti gli Stati membri. I cittadini sono prima di tutto "uomini", deprivati dai governanti proprio della loro caratteristica naturale di uomini, della libertà e responsabilità personale in ciò che fa dell'uomo l’Uomo: il suo "essere", la sua coscienza etica innata, la categoria del giudizio naturale.

E’ di questo, infatti, che si tratta: nel momento in cui scrivono la Carta dei diritti, così come l'hanno scritta, i governanti si mettono al posto della Natura, o degli dei (il cardinale Ratzinger ha detto, con maggiore autorevolezza di me, in un intervento riportato proprio dal Giornale che questa Carta è senza Dio), e fanno dipendere dal loro potere l'esistenza degli uomini, in una forma di delirio quale ancora nessun dittatore, nessun monarca, nessun faraone aveva raggiunto. Forse è difficile spiegare questo punto, che è appena il presupposto di una critica alla Carta: in essa ogni affermazione discende, anche quando di per sé possa essere ritenuta ragionevole, dall'onnipotenza di coloro che la garantiscono.

Facciamo soltanto alcuni esempi. Una Costituzione può dire, e molte lo dicono, che nessun cittadino può essere condannato alla pena di morte. Una Costituzione, infatti, nasce per limitare i diritti di coloro che governano. Ma se afferma: ogni individuo ha diritto alla vita, come afferma la Carta Europea, allora questo significa che questo diritto non è "naturale", ovvio, insito nella natura stessa, ma che dipende dai governanti, in quanto sono essi che la garantiscono. Naturalmente questo diritto, una volta espresso, è un presupposto filosofico che si scontra subito con la realtà, quella dei governanti stessi, i quali appunto non sono né la Natura, né Dio; e non possiedono altra capacità che quella di mettere in atto aggiustamenti piccoli, transeunti, relativi, e il più delle volte ingiusti, della concreta esistenza.

Tanto per rimanere al problema dei dintto alla vita: come se la caveranno con la legge sull'aborto vigente in tanti Paesi dell'Unione, compresa l'Italia? Come se la caveranno con l'eutanasia decisa proprio in questi giomi dall'Olanda, Paese che fa parte dell’Unione? Come se la caveranno, dopo aver affermato il "diritto all'integrità fisica e psichica", con i milioni di cittadini cui viene mutilato il prepuzio per ragioni religiose?

Il problema è talmente enorme e investe, con la becera ignoranza e disinvolta onnipotenza dei politici, gli interrogativi più profondi sui quali si sono affaticati da tanti secoli filosofi, storici, antropologi, scienziati, che veramente si rimane smarriti. Lo confesso: credo che il silenzio con il quale viene accompagnata l'operazione più delirante che i detentori del potere abbiano mai compiuto, sia dovuto proprio all’impossibilità stessa di aggredirla, di comprenderla. Eppure, davvero qui si tratta di salvare il proprio essere "uomo", il diritto alla propria coscienza, alla propria categoria del giudizio, che non ha bisogno di essere autorizzata da nessuno e cui nessun governante può sostituirsi.

Dunque qualcuno parli. Non ci si nasconda dietro il presupposto della "democrazia", in base alla quale i "rappresentanti" sono espressione del popolo. Questi rappresentanti hanno esautorato i popoli, costruendo l'Unione Europea, in quanto l'Unione non è un progetto "politico" - l’unico cui i governanti siano abilitati - ma un progetto "etico", una religione totale che risponde all'antico detto: cuius regio eius etiam religio.

Questa volta non tocca al "popolo di Seattle" ribellarsi, non spetta ai "centri sociali" o a quelli che temono la globalizzazione, anche se sembra che saranno ancora loro a mobilitarsi. Tocca a coloro che pensano: ai poeti, agli scrittori, agli artisti, agli storici, ai filosofi, non importa se di destra o di sinistra. Se non saranno gli intellettuali a parlare, a far risvegliare una coscienza critica davanti all'affermazione di un potere che si è impadronito, ben al di là della vita e della morte, di ciò che ne costituisce il valore, ossia lo stesso "essere", ebbene allora è giusto che gli europei muoiano, che si adempia il destino inscritto nell’Unione Europea: la scomparsa dell’Occidente. Non sembri avventata questa affermazione: se oggi sono i governanti a temere il fallimento della riunione di Nizza, è perché sono giunti al problema cruciale, quello del potere: chi comanderà in Europa? Francia e Germania sono ai ferri corti; l'Inghilterra non sa da quale parte le convenga schierarsi; Svezia, Danimarca e Austria intravedono un futuro da sudditi. Non ci si consoli pensando che si tratta comunque di conflitti senza armi. Le guerre sono sempre cominciate così. Si sta predisponendo un esercito europeo al comando di un generale tedesco. Chi può immaginare che le truppe delle varie nazionalità potranno circolare tranquille in mezzo a popoli che hanno conquistato con tanto sacrificio la propria indipendenza? Non c'è che un augurio da fare: che siano i popoli a fermare i governanti finché si è in tempo.

lda Magli

(da "Il Giornale" del 7 Dicembre 2000)

 

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