2 Novembre 2000
Embrioni e trapianti
Giovanni Paolo II è contrario al prelievo di cellule embrionali per produrre organi da trapiantare, ed è invece favorevole all'uso di organi prelevati da animali. Tutto ciò è coerente: il papa intende difendere sia la vita dei malati bisognosi di trapianto sia quella degli embrioni, ovvero la vita di soggetti deboli, come insegna l'etica cristiana. Dobbiamo però porci anche il problema della salvaguardia della specie umana e del suo futuro, non meno importante della vita dei singoli: per la nostra specie l'utilizzo di organi animali è più pericoloso della clonazione, perché viola radicalmente i codici delle specie mischiando dna fatti per appartenere a esseri diversi. Il rispetto per la natura - che il papa invoca a proposito degli anticoncezionali - viene azzerato nei suoi valori più profondi e inviolabili. Dal punto di vista etico e ambientale l'uso di organi animali per i trapianti è rischiosissimo perché provocherà il passaggio di virus dalle bestie agli uomini: "Abbiamo già individuato due retrovirus nei maiali", ha dichiarato il filosofo scientifico americano Jeremy Rifkin in un'intervista al Corriere della Sera, "e sappiamo essercene infinitamente di più negli organi degli altri animali che, una volta trapiantati, interagiranno con i virus umani, creando nuovi supervirus contro cui non esiste immunità. Incrociare le specie è un errore fatale." Quanto all'utilizzo di cellule staminali, cui il papa ha dato via libera, secondo Rifkin (che sta per iniziare una serie di conferenze in Europa, anche a Milano e di fronte al Parlamento tedesco) "è l'inizio di un viaggio senza ritorno che porta inevitabilmente a un'era di eugenetica commerciale peggiore di quella sociale di Hitler." Infatti nelle ricerche con cellule staminali, la clonazione permette di ottenere una copia identica all'originale, garantendo il controllo su qualità, quantità, prezzo ed efficienza, ovvero gli stessi standard da catena di montaggio usati nell'industria di massa. Una simile trasformazione della biologia umana avrà conseguenze catastrofiche e facilmente immaginabili sul futuro dell'umanità. Le soluzioni alternative, come la coltura di tessuti, non mancano, e fra qualche anno avremo la mappa genetica di ogni neonato, in modo da poter prevenire la predisposizione alle malattie di ciascuno. Oggi, affidarsi esclusivamente alla clonazione, di qualsiasi tipo, significa sottomettere la scienza e la ricerca alla tecnologia: un altro errore fatale. Il papa chiede, a ragione, che il prelievo di organi vitali avvenga solo dopo la morte del donatore. Su questo punto, così ovvio, non c'è stata e non c'è discussione. Invece proprio di questo bisognerebbe discutere. Il concetto di morte cerebrale è stato introdotto da pochissimo, nella storia dell'umanità, solo per permettere ai chirurghi di espiantare un cuore che batte ancora. Ma sappiamo così poco dei misteri della vita, e ancora meno di quelli della morte: secondo scienziati e chirurghi inglesi, ad esempio, è possibile che - anche nel caso della cosiddetta morte cerebrale - il "donatore" (sempre operato senza anestesia) soffra ancora senza poterlo manifestare. La coscienza etica dei cattolici, la loro difesa di ogni singola vita, è nobile e deve essere rispettata. L'uomo contemporaneo però, di fronte alle nuove conoscenze, ha bisogno di una coscienza etica universale che lo porti a proteggere l'intera specie e non soltanto i più deboli. Ed è su questa strada, credo, che si dovrebbe avviare il Polo, ora che la sinistra si è inchinata alla Chiesa: la quale dunque - in Italia - non ha più bisogno di essere difesa dalla destra. L'uomo libero è quello che ha una coscienza etica universale. |