eDITORIALE
Le dimissioni del Papa
di Ida Magli il Giornale | 12.02.2013 La
crisi della civiltà europea, dunque, è giunta all'ultimo atto. Non si
può non interpretare in questo modo un gesto che accade per la prima
volta dopo duemila anni di storia: le dimissioni di un Papa. Quali che
siano le cause contingenti – stanchezza, vecchiaia, malattia, ostilità
interne interne alla Curia, pressioni politiche, crisi della Chiesa,
crisi del cristianesimo - l’unica cosa certa è che l’Italia, l’Europa,
l’Occidente, stanno vivendo le ultime fasi del lungo itinerario che ha
visto la nascita, lo sviluppo e l’improvviso declino di una
straordinaria invenzione culturale, quella che ha caratterizzato, con
la fioritura dell’intelligenza, la storia dell’Italia e di tutto
l’Occidente. Era nata, durante questo itinerario e attraverso le più
diverse forme politiche, la consapevolezza del diritto e della libertà
della persona, già in nuce nel messaggio di Gesù di Nazaret, ma
sviluppata sotto ogni aspetto sociale dai tanti scienziati, filosofi,
teologi, economisti, politici, letterati, poeti, patrioti, che hanno
combattuto con la parola e con le armi per tenere sempre viva questa
consapevolezza. La forza della cultura italiana e occidentale è stata
quella di abbracciare in un solo “centro” spirituale, sostenendone
continuamente la forza vitale, tutti i cittadini, ognuno nel proprio
campo: scienziati o musicisti, monaci o artigiani, contadini o
mercanti, poveri e ricchi, amici e nemici. L’insieme
della struttura culturale ha continuato sempre ad alimentarsi malgrado
e attraverso i continui cambiamenti politici, le fratture, gli scismi,
le guerre, le rivoluzioni. Una civiltà, infatti, è questo: una lunga
durata attraverso il tempo perché gli avvenimenti non ne cambiano la
direzione di marcia, il significato, ma la rafforzano.
A partire dalla seconda metà del Novecento, e sempre più rapidamente
in questi primi anni del Duemila, la civiltà europea si è andata
disgregando, non ha più saputo quale fosse la sua direzione di marcia,
quale fosse la sua meta a causa soprattutto del fatto che è stata
impedita la riflessione storica sul passato sostituendovi un
irrealizzabile progetto del futuro. I politici non se ne sono resi
conto subito a causa della loro profonda ottusità culturale ma anche
perché accecati, soprattutto in Italia, dall’idea che bisognasse
attendere la soluzione della rivoluzione bolscevica per capire in quale
modo muoversi. In realtà, invece, si è trattato di anni decisivi
verso la catastrofe. Si sono verificati, infatti, due avvenimenti
eccezionali per la loro novità significativa. Da una parte il ‘68 con
il quale la società più viva, più sensibile - i giovani - avendo
intuito che la vecchia cultura era entrata in agonia, hanno tentato di
crearne una nuova, impresa ovviamente impossibile proprio perché la
cultura è data da un insieme complesso di comportamenti e di valori
che si respirano più a livello inconsapevole che a quello consapevole
e non può essere imposta (come del resto è stato dimostrato dal
fallimento del comunismo in Russia).
Dall’altra parte il tentativo di salvare il cristianesimo e la Chiesa
attraverso il Concilio Vaticano II, un Concilio di cui ancora oggi si
discute per capirne i significati e soprattutto per rendersi conto dei
motivi del suo fallimento. Se è possibile fare un’ipotesi sulle cause
delle dimissioni di Ratzinger, una forse abbastanza attendibile la si
può intravedere nei conflitti insanabili che si sono scatenati intorno
all’interpretazione del Concilio e alla impossibilità di metterlo in
atto. Ma il Concilio è stato appunto un tentativo di salvare il
cristianesimo simile a quello compiuto dai giovani con il ’68 e la
Chiesa avrebbe dovuto sapere bene che si trattava di un errore visto
che è stato Gesù a dire che non si può fare la toppa a un vestito
vecchio con la stoffa nuova. Il cristianesimo è in agonia perché non
c’è più la fede. La fede è prima di tutto fiducia, fiducia in se
stessi e nel proprio gruppo, è speranza, visione di un futuro, di una
meta da raggiungere, tutto ciò che ai cittadini, ai cristiani d’Italia
e d’Europa è stato tolto e nessuna istituzione, tanto meno la Chiesa,
è in grado di restituirglielo.
Ida Magli 11 Febbraio 2013 (In caso di riproduzione si prega di citare la fonte e di aggiungere il link a questa pagina) |
|