eDITORIALE

Il Presidente
della Repubblica,
le agenzie di rating
e il nuovo Parlamento

di Ida Magli
ItalianiLiberi | 09.03.2013

   I cittadini italiani, sempre disposti ad elogiare il Presidente Napolitano, questa volta non soltanto non condividono la sua posizione, ma la ritengono sbagliata e assolutamente inaccettabile: prendere decisioni a causa del giudizio delle agenzie di rating. Non si capisce proprio perché uno Stato sovrano dovrebbe piegarsi davanti a entità come le agenzie di rating, longa manus delle banche dei cui proventi vivono (quale tragico scherno nella frase di Rossi prima del suicidio: “Non sanno cosa siano i derivati!”), prive di qualsiasi statuto pubblico e non citate in nessun modo, tanto meno come organi di controllo, nella Costituzione italiana tanto cara al nostro Presidente. Lo Stato italiano esiste oggi come esisteva ieri; si fonda sul popolo italiano, un popolo che è oggi, dopo le elezioni, lo stesso di ieri, ossia va al suo posto di lavoro oggi come ci andava ieri, parla la lingua italiana oggi come la parlava ieri, crea cose belle oggi come le creava ieri. A chi commercia con l’Italia questa è l’unica cosa che interessa: il popolo italiano e la sua attività, non il nome o il partito che lo governa. Le agenzie di rating sono al servizio di una particolare struttura “finanziaria” che ha notoriamente  guadagnato negli anni scorsi enormi somme destabilizzando i mercati mondiali, ed è questo che minacciano di  fare ancora se non si affidano i governi a persone o a partiti di loro fiducia (tutte cose di cui i politici avevano abbondantemente discusso al momento della crisi mondiale tanto da decidere di creare un’agenzia “europea” per contrapporvisi: Napolitano se la prenda con i burocrati dell’Ue che non l’hanno fatto).

  Bisogna ignorarle, invece, e collocarle in quel “passato” del Potere delle cui trappole  abbiamo finalmente gridato al mondo di esserci liberati, eleggendo dei giovani che con quel passato non hanno mai avuto a che fare. Ma dove sono, cosa fanno i nuovi, giovani, entusiasti parlamentari? Non li vediamo, non li sentiamo, mentre i vecchissimi, astutissimi rituali che da sempre sono al servizio del Potere per beffare i sudditi con la potenza del Sacro, operano con la massima solerzia per raggiungere il proprio scopo malgrado le elezioni: mettere ai posti più alti e decisivi economisti e banchieri, come era ieri, come era l’altro ieri. Il nome di Monti si è bruciato? Poco importa: il forziere dell’Europa è pieno di uomini ad hoc. Fanno il solito giro: dalla Banca d’Italia a quella di Francoforte o viceversa, con in più magari un salto al parlamento o alla Commissione europea che dopo appena cinque anni li mette al sicuro per tutta la vita con una ricca pensione, e finalmente giungono alla poltrona di Capo del governo o di Presidente della Repubblica. No, cari giovani parlamentari, tocca a voi, come avete già fatto quando vi siete presentati alle elezioni, rifiutare con le vostre azioni, senza tentare di spiegarlo, la ritualità del potere. Non abbiate timore: il Sacro è ormai tanto inefficiente da dimostrarlo senza volerlo. La ritualità è diventata con tutta evidenza una prigione paralizzante, un contenitore raggrinzito dove, malgrado i loro sforzi, gli osservanti dei riti non riescono a far entrare il nuovo parlamento. Qui si pretende che sia la realtà, quella uscita dalle urne, ad essere sbagliata perché “non entra” nel vecchio contenitore. Passano giorni e giorni nella “lentezza” caratteristica  dei riti e bisogna: convocare le Camere, nominare i presidenti, sapere prima quale governo avrà la maggioranza…  E le oltre settecento persone che abbiamo eletto che fanno intanto? Non servono a niente, non valgono niente? In un mondo “giovane” nessuno pretende di avere la certezza che tutto andrà bene prima ancora di muoversi. Come si può pensare che debba averla il nuovo governo? L’avrà se lavorerà con il massimo impegno, se ogni parlamentare, quale che sia la sua ideologia, la sua appartenenza, approverà, alla luce della ragione e del buon senso, le decisioni che appaiano utili ai bisogni degli italiani.
 
  Dunque, andate subito al vostro posto di lavoro, cari giovani parlamentari, senza aspettare nessuna convocazione. Non è uno spazio sacro, ma un luogo accogliente, fornito di biblioteche, di computer, di segretarie, di ristorante e toilettes aggraziate e ben pulite. Lo stipendio lo prendete, anche se non avete l’orologio da timbrare all’ingresso, e il lavoro che vi siete impegnati a fare è enorme. Mischiatevi a tutti gli altri, discutetene, accapigliatevi con semplicità come si fa da studenti: c’è il territorio dell’Italia da mettere in sicurezza, ci sono le centinaia di edifici appartenenti allo Stato, caserme vuote, abbazie con i loro campi abbandonati da ristrutturare per distribuirvi i carcerati, oggi ammassati in prigioni crudeli; tutti bisogni così antichi ed urgenti da costringere gli italiani a reprimere la rabbia nel non vederli mai affrontati. È necessario forse appartenere a un determinato partito per trovare indispensabile e appassionante studiare e trovare soluzioni a questi problemi? Siamo talmente sicuri di no che vi chiediamo di tenere un diario e di raccontarci ogni giorno quello che avete fatto. Ne saremo felici.

Ida Magli
9 Marzo 2013 


(In caso di riproduzione si prega di citare la fonte e di aggiungere il link a questa pagina)
 

 


 
 
 

 

 
 
www.italianiliberi.it  posta@italianiliberi.it