editoriale
L'occhio implacabile del Potere
di Raffaello Volpe
ItalianiLiberi | 13/09/2008
A
chi si è chiesto quali obiettivi, grazie al trattato di Schengen, si
sarebbero raggiunti con l’abolizione dei confini territoriali e il
libero ingresso di stranieri in Italia è facile rispondere. Da un lato
consegnare l’Italia nelle mani degli stranieri e dall’altro, grazie
all’inevitabile aumento della criminalità (il maggior numero di crimini
in Italia è commesso da stranieri), giustificare l’instaurazione di un
esasperato controllo sull’individuo. Tutto questo ha comportato un
vantaggio enorme per i detentori del potere. La paura può essere
utilizzata. Il non voler ripristinare il controllo delle frontiere e
l’approvazione dell’indulto non sono stati solo atti di barbarie e
dispregio assoluti nei confronti degli Italiani, ma deliberate azioni
tese a giustificare le norme che successivamente sono state adottate.
Con la ratifica del trattato di Lisbona il Popolo Italiano invece ha
perso definitivamente la propria sovranità territoriale e
giurisdizionale. D’ora in poi un qualsiasi magistrato di uno dei Paesi
aderenti al trattato può indagare su ogni singolo cittadino dell’unione
europea, Italiani compresi; può trarlo in arresto dal Paese di origine
nel Paese da cui parte l’”indagine” — così che per l’accusato, non
conoscendo la lingua, sia più difficile difendersi — e la pena si
sconterà in prigioni non italiane. La confisca dei beni e il blocco del
conto corrente renderanno difficile il pagamento della difesa legale.
Le patrie galere, infine, nel tempo rese “insufficienti” rispetto alle
reali necessità giustificheranno l’uso delle prigioni degli altri 26
Paesi aderenti al trattato. Resta una domanda su cui soffermarsi e
cioè su chi siano i veri criminali da perseguire. Agli occhi della
maggioranza degli Italiani l’aumento verticale della criminalità
giustificherebbe l’aumento dei controlli polizieschi per evidenti
motivi di sicurezza. Agli occhi del Potere le cose cambiano: se i soldi
assegnati alle nostre forze di polizia sono stati ulteriormente
diminuiti, invece le spese relative all’installazione di sistemi
automatici di videosorveglianza su tutto il territorio nazionale, in
particolare lungo le autostrade e nelle città, sono aumentate
vertiginosamente. Non si tratta solo di sistemi elettronici sofisticati
ma anche di impianti dotati di fibre ottiche, che riducono al minimo le
interferenze sul segnale e garantiscono un’ alta definizione
dell’immagine. Il costo delle fibre ottiche è altissimo. Si pensi che
se si volesse realizzare l’impianto video di sicurezza in una caserma
la spesa sarebbe pari al costo necessario per costruire ex novo la
stessa caserma. In realtà l’uso di sistemi di videosorveglianza è così
diffuso da lasciare perplessi. Perché si preferisce spendere di più in
tecnologia e investire di meno nella sicurezza ordinaria, dando più
denaro a carabinieri e polizia? Forse anche perché fra non molto
carabinieri e polizia saranno sostituiti dalla "polizia europea"? Dalle
banche alle gelaterie, dai supermercati alle autostrade, dai parchi
(vedi i bellissimi giardini dell’Eur a Roma) alle tabaccherie, gli
Italiani accettano di farsi controllare ovunque. Il successo televisivo
di trasmissioni come il “Grande Fratello” o “L’isola dei famosi” ne
hanno fatto addirittura un costume sociale. Ma se il cinema rappresenta
la realtà, attribuendovi un senso che può essere vitale, al contrario
le telecamere disposte ovunque, nel riprendere il vissuto quotidiano lo
svuotano di senso rendendolo “morto”. Il senso di morte che percepiamo
ogniqualvolta osserviamo le sequenze di una rapina in banca o a un
supermercato nasce da quella paura profonda. La onnipresenza delle
telecamere assume cioè una doppia valenza sul piano dei significati. Se
da un lato l’essere ripresi rassicura, facendo credere all’individuo di
“esistere”, dall’altro determina inquietudine: chi non ha mai pensato
di poter essere controllato da qualcuno che non si vede e con quali
fini? Antica reminiscenza dell’insegnamento: Dio ti vede. Ma siamo
anche convinti, in un contesto in cui la religione non aiuta più a
superare l’idea della morte, che l’interruzione fotografica del tempo
possa salvarci. Si esiste solo attraverso l’immagine, non importa se
fotografica o televisiva. La psicosi di gruppo consiste proprio in
questo: che una determinata realtà (la criminalità diffusa = minaccia
di morte) possa cambiare allucinatoriamente grazie a un qualcosa di
potente, in questo caso le telecamere disposte ovunque. Per smentire
qualsiasi certezza sulla riuscita tecnica dell’uso delle videocamere,
solo il 40% delle riprese di rapine in banca permette di risalire ai
colpevoli. Resta la domanda: che farsene allora di tutto questo, se
serve molto meno di quanto dovrebbe? Non è importante che le telecamere
“funzionino”, ma è importante che il Potere faccia sapere ai cittadini
che è lì per controllarli. Esiste la possibilità che vi sia un’unica
volontà dietro l’installazione di questi sistemi. I veri criminali da
perseguire “siamo noi”. Questa sottintesa ma evidente azione
“preventiva” su tutti, non solo sui criminali, è il vero obiettivo. Si
è a un passo dal perseguire il crimine che potrebbe essere commesso e
non l’azione compiuta, perché “prevenire” per “rieducare” è meglio che
stabilire a fatti avvenuti. In realtà è l’aver ridotto l’Uomo, la sua
umanità, alla sola condizione di semplice organismo vivente la prova di
una patologia di gruppo. Il controllo ossessivo e costante su ogni
individuo ne annulla qualsiasi altra dimensione perché ne considera
solo la “corporeità”. La ricchezza del pensiero non conta più nulla.
Anche l’ideologia comunista, nell’affermare che l’uomo esiste solo in
virtù di una combinazione fra principi economici e istinti primordiali
riduce sotto tutti gli aspetti il suo potenziale esistenziale: da
quello della capacità di differenziazione a quello della
creatività. Le banche che stanno dietro la BCE ( Banca centrale
europea), ben nascoste dietro l’inviolabile facciata dell’unione
europea, detengono il controllo delle aziende produttrici di sistemi
elettronici di sicurezza. Sono gli stessi che attraverso migliaia di
telecamere quotidianamente ci riprendono, ci sorvegliano, pronti a
denunciare come negativo qualsiasi nostro comportamento. Siamo oggetti
di odio. Non resta che fare due più due uguale quattro e aspettare che
l’unione europea, temibile occhio vendicativo di Dio, istituisca,
in nome dell’odio, il “Ministero dell’Amore” descritto in modo davvero
profetico da George Orwell nel suo “1984”. Qui i “psicocriminali”,
ossia i criminali potenziali, una volta catturati, vengono torturati e
privati di qualsiasi umanità prima di essere “vaporizzati”. Possiamo
chiederci ancora una volta che differenza vi sia fra l’essere sradicati
dalla nostra umanità e l’essere “vaporizzati”, sapendo però che è solo
questione di tempo: ci convinceremo, anzi, forse ci stiamo già
convincendo, che due-più-due è uguale a cinque, proprio in questo
attimo che stiamo vivendo, in Italia e in Europa, prima che il nostro
mondo venga del tutto invaso e soppresso. ___
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